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lunedì 2 dicembre 2013

Ossicodone / naloxone, nuova speranza di cura per sindrome Gambe senza riposo

Un recente studio pubblicato su Lancet Neurology dimostra l’efficacia a breve e lungo termine dei farmaci a base di oppioidi nel trattamento della sindrome delle “gambe senza riposo” (RLS – Restless Legs Syndrome). In particolare, la combinazione fissa ossicodone/naloxone nei soggetti “non-responders” alle terapie standard con dopamino-agonisti, riduce fortemente i sintomi più severi e migliora significativamente la qualità di vita.
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La “sindrome delle gambe senza riposo”, nota anche come Restless Legs Syndrome (RLS) è una malattia neurologica cronica che compare di solito dopo i 40-45 anni e affligge il 5-10% della popolazione adulta, con un rapporto donne/ uomini di circa 2:1. Dolore, crampi notturni, formicolii, scatti involontari e, soprattutto, un desiderio irrefrenabile di muovere gli arti inferiori.
Non esistono ad oggi cure risolutive ma solo farmaci in grado di attenuarne i sintomi; 4 pazienti su 10, tuttavia, non rispondono ai trattamenti di prima linea, altri devono sospenderli a causa degli effetti collaterali. Una risposta alle esigenze di questi pazienti più complessi arriva da uno studio multicentrico apparso recentemente su Lancet Neurology che ha evidenziato la significativa efficacia e tollerabilità, a breve e a lungo termine, dell’associazione ossicodone/naloxone nei soggetti con sintomatologia severa, resistenti alle terapie standard. Lo studio ha coinvolto 304 pazientiin 55 centri europei (Austria, Germania, Spagna e Svezia) ed è stato realizzato in più fasi.
“Le attuali terapie sono prevalentemente farmacologiche e sintomatiche”, spiega il prof. Luigi Ferini Strambi, Direttore Centro di Medicina del Sonno, Ospedale San Raffaele Turro di Milano, e Presidente Eletto World Association of Sleep Medicine (WASM). “I farmaci considerati di prima scelta sono i dopamino-agonisti non ergot e i farmaci anticonvulsivanti. Esiste tuttavia un 40% di pazienti che non risponde a queste terapie; un altro 25-50%, trascorso un anno, le abbandona per mancanza di benefici o per gli effetti collaterali. Alcuni studi, in passato, avevano evidenziato l’utilità degli oppiacei nel trattamento della RLS ma su casistiche limitate. Il lavoro pubblicato su Lancet Neurology rappresenta il primo trial multicentrico condotto in doppio cieco e su vasta scala, per testare l’efficacia del trattamento con oppioidi sulla sindrome della gambe senza riposo di grado severo, dopo un precedente fallimento di altre terapie, in prevalenza dopamino-agonisti”.
Essendo la RLS una malattia che richiede un trattamento cronico, è altresì importante considerare gli effetti a lungo termine dei farmaci impiegati e poter disporre di opzioni terapeutiche ben tollerate. In molti pazienti i dopamino-agonisti hanno spesso un periodo limitato di utilità clinica, dovuto alla comparsa di un peggioramento dei sintomi. La combinazione fissa di ossicodone/naloxone a rilascio prolungato ha invece mantenuto intatta la propria efficacia anche a distanza di un anno, senza indurre augmentation, evidenziando un buon profilo di tollerabilità e non dando luogo a casi di dipendenza da oppioidi.
L’ossicodone è l’oppioide più prescritto al mondo per il trattamento del dolore da moderato a severo. La sua associazione con il naloxone, antagonista dei recettori degli oppioidi, consente di ridurre notevolmente gli effetti indesiderati a livello gastrointestinale, come la costipazione, tipici di tutti gli altri oppiacei.

“Lo studio - chiarisce Ferini Strambi - ha documentato in pazienti particolarmente difficili da trattare un notevole beneficio, mantenuto nel tempo e raggiunto con dosaggi di farmaco modesti e che non hanno necessitato di successivi incrementi. Questi risultati possono far ipotizzare, nei soggetti affetti da sindrome delle gambe senza riposo, una ipofunzione del sistema oppioide endogeno. Possiamo dunque concludere che l’associazione fissa ossicodone-naloxone rappresenti un’arma terapeutica importante, indispensabile per i casi ‘non-responders’ alle terapie consuete e nei pazienti che presentano il fenomeno dell’augmentation”.

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