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lunedì 19 ottobre 2015

Cardinal Tarcisio Bertone, la memoria di Don Bosco prete-educatore

Il Cardinale Tarcisio Bertone: abbiamo appena concluso le celebrazioni dell’Anno Bicentenario della nascita di Don Bosco e noi non ci stanchiamo mai di riflettere sui suoi insegnamenti ed i suoi esempi, per applicare il progetto educativo nella complessa società del nostro tempo. Per rinnovare la memoria della straordinaria testimonianza di Don Bosco, prete-educatore, riandiamo agli anni della sua formazione e della sua carità sconfinata verso i giovani poveri e abbandonati.
Tarcisio Bertone cosa direbbe Don Bosco
Brano del Discorso del Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato emerito, tenuto presso l’Istituto Salesiano “Manfredini”, Este, Padova, il 3 ottobre 2015
Nella festa della famiglia a Filadelfia, Papa Francesco ha lanciato un grande messaggio sulla centralità della famiglia e ha detto: “La famiglia ha una carta di cittadinanza divina. Gliel’ha data Dio stesso perché nel suo seno crescesse sempre di più la verità, la bellezza, l’amore. La famiglia è una fabbrica di speranza. Nella famiglia ci sono difficoltà, però queste difficoltà si superano con l’amore. E l’amore è festa, gioia, è andare avanti” (Incontro mondiale delle famiglie, 26 settembre 2015). Pensiamo alla famiglia di Don Bosco.
Vorrei rievocare, anzitutto, il clima di intimità familiare ove ha operato, insieme allo Spirito Santo la mamma di Don Bosco: poiché Mamma Margherita ha impartito a Giovanni alcune significative lezioni. Papa Francesco nel suo discorso a Torino Valdocco nel giugno scorso, ha ricordato alcune caratteristiche di Don Bosco e ha evidenziato proprio questo: “Amava la Chiesa, la Madonna e la sua mamma… Pensate a questo collegamento: la Chiesa madre; la Madonna, madre; Margherita, madre”.
Sui vent’anni Giovanni Bosco a Chieri pensa di diventare francescano. Il parroco di Castelnuovo va da Mamma Margherita e la invita ad opporsi alla decisione del figlio. Mamma Margherita parte per Chieri, e, incontrando il figlio, gli dice: «Sentimi bene Giovanni, io voglio che tu ci pensi bene e con calma. Quanto avrai deciso, segui la tua strada senza guardare in faccia a nessuno. La cosa più importante è che tu faccia la volontà del Signore. Il parroco vorrebbe che io ti faccia cambiare idea, perché in avvenire io potrei avere bisogno di te. Ma io ti dico: in queste cose tua madre non c’entra. Dio è prima di tutto».
Divenuto sacerdote, la sera della prima messa solenne, Margherita dice al figlio: «Sei prete; da qui in avanti sei dunque più vicino a Gesù Cristo. Ricordati però che cominciare a dire Messa, vuol dire cominciare a patire. Non te ne accorgerai subito, ma a poco a poco, vedrai che tua madre ti ha detto la verità… Tu da qui innanzi pensa solamente alla salvezza delle a¬nime e non prenderti nessun pensiero di me».
Mamma Margherita è stata indiscutibilmente la prima e importante guida spirituale di Don Bosco.
Don Bosco diventato prete che farà? Conosciamo lo smisurato lavoro che ha svolto in 47 anni di sacerdozio: ha incontrato migliaia di giovani e di adulti; ha fondato una Famiglia apostolica originale in tre grandi Gruppi di impegno: i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice ed i Cooperatori, suscitando milioni di Exallievi; ha costruito tre grandi chiese; ha lanciato una rivista mensile, ha scritto un centinaio di volumi ed opuscoli (opere edite… ed inedite); ha organizzato otto spedizioni missionarie; ha svolto missioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Governo italiano; ha fatto viaggi, predicazioni, ha confessato ininterrottamente; ha avuto delle giornate stracariche di lavoro dalle 4.30 del mattino alle 23 di sera. Ε tutto con una fede, con una gioia, con un coraggio sigillato da quella incrollabile fiducia che gli fu propria e che ha cercato di comunicare ai suoi figli e figlie.
La fama di Don Bosco giovane e il ricordo delle sue gesta avventurose e prodigiose hanno raggiunto tutto il mondo e i più grandi personaggi, che ne hanno assimilato lo spirito. Vorrei rievocare, ad esempio, ciò che mi confidava Papa Benedetto XVI del suo rapporto con Don Bosco. E’ stato suo padre a raccontargli le memorie del giovane Giovanni Bosco: la presenza di Mamma Margherita, l’accompagnamento del cane “Grigio” nelle sue vicissitudini, ecc. Tanto che quando lo accompagnai nella visita alle camerette di Don Bosco a Torino, e si vide davanti il grande quadro di Mamma Margherita con in basso il “Grigio”, subito ebbe un lampo di sorriso e ricordò.
Per il Cardinale Bernardin Gantin, grande Presule africano, fu invece la mamma, nel lontano Benin, a raccontargli la storia di Don Bosco.
Per Azeglio e Franca Ciampi, la devozione a Don Bosco era una costante della loro vita di genitori. Mi confessarono che lo hanno invocato in ogni momento difficile della loro vita.
Vorrei ricordare che anche il giovane Jorge Bergoglio – diventato Papa Francesco – è stato influenzato positivamente da Don Bosco e dai suoi figli ed ha avuto un rapporto familiare con i primi salesiani di Buenos Aires ed egli stesso cita colui che lo ha battezzato e poi lo ha seguito: il salesiano Don Enrique Pezzoli.
Il papà di Jorge Bergoglio era in grande amicizia con Don Lorenzo Massa il fondatore della più grande squadra di calcio dell’Argentina: il San Lorenzo, con i colori della Madonna: rosso e blu.
All’età di tredici anni, prima di entrare nella Compagnia di Gesù, ha passato un anno come interno al collegio salesiano Colegio Wilfrid Barón de los Santos Ángeles a Ramos Mejía, nel Gran Buenos Aires. Ha rievocato in una famosa lettera questa straordinaria esperienza formativa: una lettera del 1990 scritta al salesiano Cayetano Bruno, lo storico della Chiesa argentina.
Mi sembra che ci siano affinità molto marcate tra Don Bosco e Papa Francesco. Don Bosco parte dalla periferia, cerca i ragazzi sbandati e i ragazzi di strada, sta insieme a loro e donerà la vita a loro. Papa Bergoglio ci invita continuamente non solo a dialogare, ma a stare con la gente, anzi a camminare insieme. Pensiamo alla cultura dell’incontro, al rispetto e all’amore che ha per ogni persona, specialmente per quella più debole e bisognosa, e quindi a rifiutare la cultura dello scarto. Bisogna dire che nell’originalità creazionale di Dio, ci sono dei tratti comuni che si trasmettono di generazione in generazione attraverso i santi e attraverso i doni che lo Spirito continua ad elargire alla sua Chiesa.
FONTE: DailyFocus

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