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martedì 21 aprile 2015

YEMEN, L’ALTRO MEDITERRANEO: LE PROBABILITÀ DI ESSERE COLPITI AUMENTANO COSTANTEMENTE E NOI SIAMO ORMAI FISICAMENTE ALLO STREMO



 


















INTERSOS continua l'assistenza alla popolazione, in condizioni di sicurezza sempre più difficili. L'organizzazione ribadisce l'imperativo umanitario della difesa della vita e della dignità umana, in Yemen come nel Mar Mediterraneo.

21 Aprile 2015, Sana'a, Yemen - ''Una fortissima esplosione ha divelto gli infissi della base. Per fortuna nessuno qui è stato colpito dalle schegge e stiamo bene. Nell'area di impatto della bomba non sappiamo quante vittime ci siano'', riporta uno degli operatori INTERSOS da Sana'a, del quale l'organizzazione umanitaria omette il nome per ragioni di sicurezza, in seguito al bombardamento che ha colpito l'area di Faj Attan a ridosso della base operativa nella capitale.

"E' semplicemente spaventoso portare aiuto in queste condizioni. Il paese è isolato, pochissimi medicinali e beni di prima necessità stanno entrando in Yemen dall'inizio dei bombardamenti aerei e, soprattutto, l'accesso ai civili in urgente stato di bisogno è ogni giorno più difficile e rischioso per gli operatori umanitari. I bombardamenti sono imprevedibili, non sono annunciati sebbene avvengano in aree densamente popolate. Le probabilità di essere colpiti aumentano costantemente e noi siamo ormai fisicamente allo stremo".

Questo è quello che gli operatori umanitari stanno affrontando per portare aiuto alla popolazione civile intrappolata dalla guerra in Yemen. Il tragico risultato di un bombardamento, il fumo e le macerie erano ben visibili dalla base operativa di INTERSOS nella capitale Sana'a, da dove sono organizzati e coordinati parte degli aiuti che l'organizzazione porta nel paese.

È una situazione insostenibile, dove le poche organizzazioni umanitarie rimangono l'unico, e in queste condizioni, purtroppo incerto appiglio per la vita di migliaia di persone.  "Accesso umanitario significa una cosa molto semplice: permetteteci di aiutare i civili in stato di bisogno, assistendoli e proteggendoli da un conflitto che li ha già resi vittime," dichiara Marco Rotelli, Segretario Generale  di INTERSOS. 

"Non è possibile distruggere, falciando con le armi centinaia di vite e creando le condizioni per le quali le conseguenze del conflitto trascineranno nella sofferenza e alla morte migliaia di altre persone, in particolare bambini, donne e le fasce più fragili della popolazione. Chiediamo che le parti belligeranti cessino di coinvolgere i civili nel conflitto e ci permettano di accedere alla popolazione in bisogno di aiuto umanitario."

Bombardamenti aerei, artiglieria pesante, guerra quartiere per quartiere stanno insanguinando un paese dove già prima degli scontri quasi 1 milione di bambini sotto i 5 anni si trovavano in condizione di grave malnutrizione.  

Un paese che, nonostante l'estrema povertà, ospita 250.000 rifugiati e 1 milione di migranti arrivati attraversando il golfo di Aden, su barconi in condizioni pericolosissime, spesso vittime del traffico di esseri umani, rapiti, venduti, ma che continuano a fuggire da guerre, povertà estrema e abusi anche peggiori dal Corno d'Africa; moltissimi stanno già invertendo il percorso, ritenendo la Somalia, pur afflitta da oltre 20 anni di terribile crisi umanitaria, più sicura dell'attuale situazione  in Yemen

Le migliaia di vittime del Mediterraneo, baratro della responsabilità legale e morale europea, non sono slegate da quello che accade in Yemen e nel Corno d'Africa.  

C'è un legame che unisce i migranti e i rifugiati arrivati in Yemen, che oggi fuggono dai bombardamenti, alle oltre 1.000 vittime che l'attuale gestione del fenomeno migratorio ha permesso nel mar Mediterraneo dall'inizio dell'anno: è l'urgenza e la necessità di proteggere la vita e la dignità umana.

INTERSOS è l'unica organizzazione umanitaria italiana presente in Yemen, con staff nazionale ed internazionale a Sana'a, Aden e Abyan per portare aiuto alla popolazione locale colpita dal conflitto e soccorrere oltre 20.000 sfollati e rifugiati: in diversi centri di assistenza lo staff sta garantendo aiuti economici e materiali alle famiglie in estremo stato di bisogno.

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